Il Camerano Calcio nelle mani della psicologa Carla Urbinati e del sociologo Andrea Lucantoni

Far parte di un settore giovanile garantisce a un ragazzo di socializzare, di alimentare il proprio spirito di aggregazione e favorisce la costruzione di una propria identità. Virtù, queste appena citate, che soprattutto in questo periodo non devono essere sottovalutate dai genitori e dagli istruttori.

Sono questi i concetti chiave emersi dalla chiacchierata col sociologo Andrea Lucantoni. Insieme alla psicologa Carla Urbinati, sono le figure scelte dal Camerano Calcio per contribuire, attraverso le loro conoscenze, alla crescita e alla formazione dei giovani tesserati gialloblu.

“Camerano è notevolmente attiva dal punto di vista sociale – esordisce Lucantoni -. C’è un bel connubio tra tutte le aree del paese: sport, parrocchia, scuola e Comune. E’ importante che queste parti si confrontino, che seguano le stesse linee guida. I ragazzi sono sempre gli stessi, cambia solo la realtà in cui vanno a interagire. Se c’è uniformità tra esse, ne beneficia il ragazzo e la sua crescita”.

Lucantoni e la dottoressa Urbinati, per quanto riguarda il Camerano Calcio, hanno puntato soprattutto a confrontarsi con la parte adulta della realtà: i genitori e gli istruttori. “I giovani, specialmente nella fascia d’età 11-14 anni, cercano un punto di riferimento. I ragazzi iniziano infatti a individuare un adulto a cui ispirarsi. Sarà dunque fondamentale che sia i genitori e sia gli istruttori vengano indirizzati su come interagire con i propri figli e allievi.  L’obiettivo sarà cercare di uniformare le figure del genitore e dell’istruttore. In questo modo si può garantire una crescita a 360 gradi”.

Non potevamo che entrare anche nell’argomento Covid. Analizzando, innanzitutto, con Lucantoni i possibili danni e conseguenze che potrebbero ricadere sui ragazzi in questo maledetto periodo storico: “Ci tengo subito a specificare che un evento del genere non può essere definito la causa dei possibili problemi di un ragazzo. Di certo c’è che la segregazione che hanno subito i bambini è un aspetto delicato quanto soggettivo. Infatti, la pandemia può aver amplificato determinati modi di essere dei ragazzi. Faccio un esempio: se un anno fa, un ragazzo era portato alla socializzazione ed era abituato a frequentare più amici, tornare alla normalità potrebbe risultare più semplice. Caso contrario se un bambino era meno portato a socializzare, questo lungo lasso di tempo potrebbe aver amplificato e peggiorato questo aspetto. Il medesimo discorso si può riscontare nella tecnologia e nel mondo del web. Ragazzi abituati a ricevere diverse attenzioni, grazie alle piattaforme online potrebbero amplificare il loro appeal e trarne benefici emotivi. Anche in questo caso, c’è il rovescio della medaglia: ragazzi che solitamente vengono ignorati, cercando riscontro dalle medesime piattaforme, potrebbero veder amplificata la loro solitudine. Il mondo del web, secondo me, può essere considerato sia pericoloso che affascinante. Se anni fa il sogno della maggior parte dei bambini era quello di diventare un calciatore, ora tanti adolescenti sognano di diventare youtuber e influncer. E come tutti i sogni, quando col passare del tempo non si realizzano, possono anche causare reali drammi morali”.

Per concludere, col prof. Lucantoni facciamo un balzo nel tempo. Arriviamo, con rigorose dita incrociate, alla fine della pandemia. Le figure degli adulti su cosa dovranno concentrarsi per aiutare i propri ragazzi a tornare verso una normalità tanto sperata? “La parola d’ordine dovrà essere confronto. Gli adulti dovranno confrontarsi con i ragazzi, cercando di non imporre nulla e soprattutto di creare un dialogo con loro. L’ultima parola spetta sempre all’adulto ma sarà determinate arrivarci ascoltando anche l’opinione dei bambini. Ciò non va confuso con l’invadenza e neanche col concetto di controllarli, i genitori dovranno semplicemente interessarsi. Sia a casa che nello sport, il ragazzo ha bisogno di essere capito, cercato e sentirsi parte di un gruppo. Chi fa sport, ad esempio, vive in un contesto aggregativo che prima si dava per scontato. Ora, è più complicato. La realtà dello spogliatoio deve essere monitorata dall’istruttore, senza invadere ripeto, ma comunque trovando un modo per garantirsi che i ragazzi vivano in un ambiente sano senza possibili prese in giro o malumori. In sostanza, il Covid, come tutte le crisi, avrà amplificato situazioni già presenti all’interno delle menti dei ragazzi ma anche degli adulti. Sarà importante, specie con i più piccoli, che gli adulti si confrontino, nel nostro caso genitori e istruttori, remino dalla stessa parte e indirizzino i ragazzi sulla buona strada”.